lunedì 30 marzo 2020

Step #04: Leggere... nella mitologia

Non è possibile inserire nelle opere della mitologia classica greca e romana il termine "leggere", vista la coniazione del verbo avvenuta in tempi successivi (XIII° sec.).
Per ricondurre tale vocabolo ad un testo dedicato a miti e leggende, dobbiamo giungere al Rinascimento, soffermandoci sul capolavoro di Dante Alighieri(1265-1321), la "Divina Commedia". Il sommo poeta infatti, per la stesura del suo poema, trova ispirazione nelle opere classiche e soprattutto nell'Eneide di Virgilio, di cui Dante è grande devoto (tanto da immaginarla sua guida fino alle porte del Paradiso) utilizzando, sia lo schema narrativo del viaggio nell'oltretomba, sia figure mitologiche tipiche della poesia greco-latina.
Durante la narrazione dell'opera, si può intuire già tra le prime righe del III° canto dell'Inferno, l'azione di leggere:
-"Per me si va ne la città dolente ... lasciate ogni speranza voi ch'entrate. Queste parole vid'io scritte al sommo di una porta...".
https://it.wikisource.org/wiki/Divina_Commedia/Inferno/Canto_III
Altri versi che rappresentano il verbo leggere, utilizzato in senso figurativo, vengono qui riportati:
-"Se 'l pastor di Cosenza... avesse in Dio ben letta questa faccia..." (Manfredi - Purgatorio canto III°, riga 126).
https://it.wikisource.org/wiki/Divina_Commedia/Inferno/Canto_X
-"Le sue parole... m' avean di costui già letto il nome..." (Farinata degli Uberti - Inferno canto X°, riga 64-65).
https://it.wikisource.org/wiki/Divina_Commedia/Purgatorio/Canto_III



Dante e Virgilio

foto da: https://www.facebook.com/dantealighieripage/

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